Ricordo di Giacomo Cives

Care Colleghe, cari Colleghi, Amiche ed Amici,

davvero il 2022 nasce sotto i peggiori auspici per la pedagogia del nostro Paese. A distanza di poche ore dalla mia precedente mail, con la quale vi annunciavo la scomparsa di Egle Becchi, sono costretto a riscrivervi per dirvi che anche Giacomo Cives ci ha lasciati. Il prof. Cives è stato per decenni una figura cardine della pedagogia italiana: studioso di grande respiro intellettuale, ha saputo coniugare la raffinatezza e sottigliezza dell’analisi con l’impegno militante. Il suo profilo, di confine tra filosofia dell’educazione, pedagogia generale e storia della pedagogia, ha, come caratteristica dirimente, quella di mantenere vivo il dialogo e l’intreccio con i nodi storici del suo Tempo. Più che mai attuale il suo interesse per la pedagogia montessoriana di cui ha saputo cogliere il portato evolutivo e la possibilità di portare la pedagogia verso esiti di fondazione scientifica, superiori a quelli del passato.
Ai colleghi con cui ha condiviso mezzo secolo di sodalizio intellettuale, ai suoi ex allievi e più vicini collaboratori e a quanti l’hanno studiato e apprezzato, la nostra vicinanza.
Nei prossimi giorni, la prof.ssa Paola Trabalzini ci farà pervenire il suo prezioso ricordo del suo Maestro.

Un caro saluto
Maurizio Fabbri

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La vita culturale di Giacomo Cives, prof. Emerito di Storia della pedagogia all’Università la “Sapienza”, è stata ricca di interessi e caratterizzata da una vasta produzione scientifica all’insegna di alcuni punti fermi: l’orientamento antigentiliano, antifascista, democratico e laico, maturato a partire dagli anni di formazione nell’istituto magistrale, durante l’occupazione nazista di Roma, approfondito dopo la Liberazione con l’iscrizione al Partito d’Azione e con lo studio di Gaetano Salvemini e Lamberto Borghi, consolidato al Magistero attraverso la lezione di Franco Lombardi con il quale si laureò nel 1953.
Tali punti di riferimento attraversano il percorso magistrale di Cives, da giovane maestro nel 1944, a direttore didattico e poi a ispettore centrale per l’istruzione elementare presso il Ministero della Pubblica Istruzione sino al 1975, e il percorso accademico dell’insegnamento e della ricerca. Nel 1962 conseguì la libera docenza in pedagogia e nel 1964 l’incarico di didattica al Magistero di Roma, contemporaneo a quello di pedagogia presso l’Università di Chieti, dove insegnò sino al 1975-76. Vinto il concorso a cattedra di professore ordinario divenne docente di ruolo di pedagogia nell’università di Bari, ricoprendo tale incarico sino al 1979, quando venne chiamato a la “Sapienza”, dove concluse la sua carriera accademica nel 2002. Percorsi che si sono intersecati e arricchiti reciprocamente: l’umanità e la generosità che colleghi e allievi gli hanno riconosciuto trovano la radice anche nell’essere stato uomo di scuola accanto ai bambini e accanto ai maestri.
Pedagogia democratica e laica, dunque, valorizzatrice delle istanze di libertà, antiautoritarismo, dialogo, collaborazione, nel rispetto di ognuno e “per una crescita comune nella ricerca e nella comunicazione, fuori da imposizioni gerarchiche e condizionamenti”.
Negli ultimi anni in alcune occasioni Giacomo Cives ha ricostruito la sua esperienza umana e intellettuale, basti pensare alla testimonianza contenuta in L’impegno di una vita. Per l’educazione (2010), con la nota introduttiva di Alessandro Mariani e Franca Pinto Minerva, e i primi capitoli del libro Leggere e scrivere (e insegnare) del 2014, per il quale ricevette nel 2015 il premio CIRSE. Arduo è dar conto della notevolissima produzione scientifica, si evidenziano pertanto solo i contributi e le tendenze fondamentali.
L’impegno magistrale, oltre che la pratica didattico-amministrativa, ha riguardato il giornalismo scolastico e l’associazionismo. Da tale impegno Cives ha tratto l’interesse per la riforma della scuola in senso democratico, partecipando tra gli anni Cinquanta e Sessanta al dibattito per il rinnovamento civile e scolastico con Antonio Santoni Rugiu, Tristano Codignola, Lamberto Borghi, Aldo Visalberghi, Raffaele Laporta, Aldo Capitini.
L’esperienza magistrale lo portò a collaborare con lo storico periodico “I diritti della scuola” per il quale curò la rubrica Letture del maestro con la pubblicazione di recensioni di opere di pedagogia, filosofia, psicologia, storia, letteratura, promuovendo la formazione culturale degli insegnanti. Sarà presente con recensioni anche sulle pagine di “L’Italia che scrive”, “Paese-sera libri”, chiamato a collaborare da Dina Bertoni Jovine, “Luce con luce”. La stesura di recensioni rappresentava per Cives la “saldatura tra scrittura e lettura”, e negli ultimi anni il modo attraverso il quale continuare ad offrire il suo contributo al periodico “Vita dell’infanzia” dell’Opera Nazionale Montessori (ONM), con il quale la collaborazione era nata a metà degli anni Sessanta.
Scrisse saggi e articoli per le riviste “I problemi della pedagogia” e “Scuola e città”, impegnata, quest’ultima, nel proporre una riforma laica e democratica della scuola, attenta alla lezione di Dewey e alle esperienze di scuola attiva, e nella quale Cives ritrovava i capisaldi del suo orientamento ideale. Collaborò anche con riviste di diverso indirizzo quali “Riforma della scuola” e “Scuola di base”; fu vicino a gruppi di insegnanti, poi divenuti direttori didattici, come quello che definì il “gruppo di Senigallia”, costituito da Sandro Celidoni, Luigi Grossi, Augusto Scocchera al quale si unirà anche Giacomo Santucci. Il gruppo fondò le riviste “Il maestro oggi”, “Scuola primaria”, “Educazione e scuola”, alle quali Cives contribuì attivamente. L’impegno per la scuola primaria si è espresso anche nella partecipazione al Sindacato Nazionale Autonomo Scuola Elementare (SNASE), promotore della difesa della scuola statale, all’interno del quale propose l’istituzione dell’Ufficio Studi.
Alla storia della scuola Cives ha dedicato testi fondamentali per comprendere lo sviluppo del sistema educativo. Del 1960 è il testo Cento anni di vita scolastica in Italia. Ispezioni e inchieste, cui seguì un secondo volume nel 1967. La cifra era quella di una storia controcorrente del nostro paese attraverso ispezioni, che, seppur rappresentassero esempi ‘alti’, tratteggiavano un quadro di povertà e marginalità.  Sulla storia della scuola è tornato nel 1990 con il libro La scuola italiana dall’Unità ai nostri giorni, frutto della collaborazione con studiosi di varie aree disciplinari, oltre a quella storico-pedagogica, che propone una articolata visione del sistema scolastico, nelle sue dimensioni organizzative, sociali, culturali.
Negli anni Sessanta prese parte al movimento per la promozione e realizzazione della scuola integrata e a tempo pieno. Uscendo dalla dimensione del doposcuola, la scuola integrata si caratterizzava come una istituzione di qualità, per un’ampia offerta formativa volta a sviluppare le potenzialità di ogni bambino. A questo argomento dedicò il volume del 1967 Scuola integrata e servizio scolastico, ampliato nel 1974, e il saggio del 1986 Tempo pieno e scuola elementare. Il sorgere della proposta della scuola integrata e a tempo pieno.
Negli stessi anni Cives scrisse di didattica, che, dopo l’ostracismo idealista, collegava alla pedagogia generale, alla storia e alla società salvaguardandola da un riduzionismo tecnicistico (Didattica e cultura, 1960 e Didattica integrata, 1967).
La scuola era considerata luogo di emancipazione e dialogo, di educazione laica (Laicità ieri e domani. La questione educativa, curato assieme a Gaetano Bonetta, 1996). In tale prospettiva la pedagogia si caratterizzava come mediazione in senso positivo, volta a integrare diverse prospettive – filosofica, storica, sperimentale, didattica – e a dialogare con le altre discipline positive e con la società (La mediazione pedagogica, 1973).
L’interesse storico è stato però dominante, espresso nello studio di figure di educatori e pedagogisti dell’Ottocento e del Novecento. Ad iniziare dai suoi Maestri: Aristide Gabelli, “pedagogista dello spirito scientifico” e del legame scuola-società (I miei maestri da Gabelli a Dewey, 2001); Giuseppe Lombardo Radice, “pedagogista della scuola” e della critica didattica come saldatura concreto-astratto (Giuseppe Lombardo Radice: didattica e pedagogia della collaborazione, 1970 e Attivismo e antifascismo in G. Lombardo Radice 1978); Maria Montessori, “pedagogista complessa” considerata nella molteplicità delle sue dimensioni – scientifica, sociale, spirituale, internazionale – e in un progressivo dilatarsi di interessi che dal “metodo” la conducono all’elaborazione di una proposta pedagogica (Maria Montessori pedagogista complessa, 2001; L’“educazione dilatatrice” di Maria Montessori, 2008; Montessoriana. Incontri italiani, curato con M.A. D’Arcangeli, F. Pesci, P. Trabalzini, 2010; Maria Montessori tra scienza spiritualità e azione sociale, con P. Trabalzini, 2017); John Dewey, “pedagogista della democrazia” conosciuto attraverso le lezioni di Franco Lombardi e poi approfondito alla luce della riflessione della “scuola di Firenze”, considerato un “ancoraggio fondamentale per tutta la vita” che “all’insegna del socialismo liberale ha raccordato democrazia, filosofia, etica, arte, educazione” (Dewey e la democrazia, 2004).
E poi Pasquale Villari, Raffaello Lambruschini, Luigi Credaro, per arrivare dopo la Liberazione a Roberto Mazzetti e Salvatore Valitutti, Luigi Volpicelli, Franco Lombardi, Dina Bertoni Jovine, Giovanni Maria Bertin per citarne alcuni (L’educazione in Italia. Figure e problemi, 1984; La pedagogia scomoda. Da Pasquale Villari a Maria Montessori, 1994; Pedagogia del cuore e della ragione. Da Giuseppe Lombardo Radice a Tina Tomasi, 1994; Verso la scuola di tutti. Pedagogisti italiani del Novecento, curato con M.A. D’Arcangeli, F. Pesci, P. Trabalzini, 2014; Pedagogisti e educatori tra scuola e università, 2018).
Da ultimo lo studio del filosofo e sociologo Edgar Morin, sostenitore del valore della complessità contro il riduzionismo e il dogmatismo; una complessità che valorizza l’incertezza, l’imprevisto, un sapere transdisciplinare e un mondo interdipendente. Le valenze pedagogiche del metodo della complessità erano state da Cives messe in evidenza, insieme a Cambi e Fornaca, nel libro del 1991 Complessità, pedagogia critica, educazione democratica, e riprese nella lettura della Montessori proposta in Educazione e complessità dalla Montessori a Morin in “Studi della formazione” nel 2003.
È stato presidente e vicepresidente del CIRSE; membro del “Centro Studi” e poi dell’Istituto Superiore Montessori di Ricerca e Formazione dell’ONM.
Tra gli altri temi affrontati, ci limitiamo a ricordare l’educazione familiare (La sfida difficile. Famiglia e educazione familiare, 1970), la letteratura per l’infanzia, in particolare, l’attenta e perdurante riflessione sui molteplici significati di Pinocchio (dal 1978 con Pinocchio del giorno e della notte sino al 2006 con Pinocchio inesauribile), l’importanza della scrittura e della lettura con il già citato Leggere e scrivere (e insegnare) del 2014.

Ricordo di Paola Trabalzin

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