Lettera al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Prof. Giuseppe Valditara

16 maggio 2024
Al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Prof. Giuseppe Valditara

Gentile Ministro,
vi è una tradizione alta della pedagogia italiana del secondo dopoguerra, l’identità della quale si è definita e sviluppata intorno al nesso stringente fra ricerca-scuola-democrazia.
Da oltre mezzo secolo, la pedagogia ha scelto di confrontarsi col multiforme mondo dell’istruzione, evidenziandone gli elementi di complessità, di pluralizzazione e diversificazione evolutiva in direzione di un sistema scolastico e formativo ampio ed eterogeneo, in grado di corrispondere a obiettivi, domande, aspettative diverse fra loro. Ne è sorto un dialogo a più voci, che ha visto coinvolti insegnanti, genitori, dirigenti scolastici, ispettori, amministratori del territorio, oltre alle molteplici comunità scientifiche del mondo
accademico: pedagogisti, psicologi, antropologi, studiosi di provenienza disciplinare portatori di modelli didattici innovativi hanno sperimentato una inedita capacità di dialogo
grazie al paradigma della complessità.

Per la prima volta, è stato possibile far nascere e diffondere, in seno al mondo della scuola, quella cultura dell’infanzia e dell’adolescenza, della genitorialità e del rapporto fra scuola e famiglia, del dialogo col mondo del lavoro, dell’incontro fra soggetti di differente provenienza sociale e culturale, che costituiscono un dato saliente e incontrovertibile della contemporaneità. Si deve a questo lungo cammino la democratizzazione del mondo scolastico, la rimessa in discussione di pratiche educative e didattiche autoritarie e inefficaci e la capacità di scuola e università di porsi in sinergia col processo di evoluzione della società civile: la ricerca pedagogica, a tutti i suoi livelli (teoretico, storico, didattico, empirico), ne ha tratto grandi benefici e ha acquisito nuovi tratti di competenza, che le hanno consentito col tempo di divenire un soggetto credibile nel processo di formazione di base e in servizio di insegnanti, formatori, educatori.

Oggi va salvaguardato un promettente processo di partecipazione che, con un’attenzione al bene comune, coinvolge attivamente le persone nella progettazione del loro futuro, facendo tesoro delle esperienze concrete di co-costruzione che hanno caratterizzato la stesura delle Indicazioni nazionali precedenti. Non è casuale che, fra le molteplici iniziative realizzate dalla Società italiana di Pedagogia Generale e Sociale (SiPeGeS), vi siano due seminari che, negli ultimi mesi, hanno visto i docenti universitari della nostra area interloquire con i rappresentanti del mondo della scuola e delle sue Associazioni, convinti che l’emergere di nuove fragilità in ambito scolastico, familiare e sociale e delle tensioni che ne derivano suggerisca la ripresa e il potenziamento di un dialogo fra tutte le componenti in gioco e la elaborazione di risposte che abbiano un fondamento
interdisciplinare.
In questo contesto, risulta difficile non sottolineare come la nuova “Commissione per la
revisione delle indicazioni nazionali e delle Linee guida relative al primo e al secondo ciclo
di istruzione” soffra di una composizione ristretta e ridotta ai minimi termini, non adeguata a attivare i processi partecipativi di cui si è detto. Si tratta certo di “esperti di comprovata qualificazione scientifica e culturale”, ma il loro numero non consente di rappresentare in modo adeguato le differenze scientifiche e culturali della ricerca pedagogica, a cominciare da quelle che caratterizzano la pedagogia generale e sociale. Inoltre, gli studiosi indicati sono di estrazione esclusivamente pedagogica: non è contemplata la rappresentatività dei colleghi esperti in didattiche disciplinari né delle componenti del mondo della scuola ai suoi vari livelli. Il rischio è quello di alimentare fraintendimenti, riprodurre vecchi steccati, alimentare scissioni dal sapore fortemente involutivo e, cosa ancor più grave, veicolare operazioni di stampo verticistico, tali da alimentare a priori la sfiducia dei diretti interessati.

Il Direttivo della SiPeGeS reputa essenziale un confronto aperto, per chiarire innanzitutto significati e direzioni del processo di revisione delle Indicazioni e Linee guida affidato alla Commissione, e ritiene che non sia possibile farlo senza il diretto coinvolgimento del mondo della scuola, dei colleghi esperti in didattiche disciplinari e di una più ampia e plurale rappresentanza del mondo pedagogico.

Per il Direttivo SiPeGeS
Il Presidente – Prof. Maurizio Fabbri

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