La notizia che presso l’Università Roma Tre si sarebbe tenuto un laboratorio di ricerca sulle transizioni identitarie in età evolutiva, presenti bambini e preadolescenti in età compresa fra cinque e quattordici anni, ha suscitato un vespaio massmediatico caratterizzato, come spesso accade, da toni accesi e alti livelli di indignazione: non è infrequente che la vita delle chat abbia il potere di alterare la natura dei temi su cui si pronunciano, per il loro proporre letture profondamente distorsive degli stessi, centrate non sull’analisi della realtà, ma sui timori e le preoccupazioni che le accompagnano. Sin qui, nulla di inedito.
Il contesto cambia tuttavia quando un alto rappresentante delle istituzioni, l’onorevole Fabio Rampelli, Vicepresidente della Camera dei deputati, asseconda questi toni e li fa propri, compiendo affermazioni prive di fondamento. Le parole pronunciate sono le seguenti:
“Questo laboratorio non ha legittimità giuridica per occuparsi della sessualità dei bambini… ci domandiamo a che titolo l’ateneo svolga un’indagine empirica su questa fascia d’età, cioè coinvolgendo direttamente i bambini in presenza? La risposta è stata: “La ricerca è libera”. Giusto. Ma la ricerca teorica e non quella empirica su fanciulli dai 5 ai 14 anni che così com’è stata concepita può gravemente pregiudicare il loro equilibrio psicologico. Secondo la Costituzione ai genitori sono affidati i compiti, i doveri e i diritti di crescere i figli e accompagnarli nel percorso di crescita personale. Il resto spetta alla scuola, non all’università, che è in capo al ministero dell’istruzione… Questi ‘scappati di casa’, presunti docenti e ricercatori universitari puntano a “togliere i figli” a genitori presuntamente incapaci di assecondare teorici gusti sessuali di bambini di 5 anni, che ancora non sanno leggere e scrivere. È inutile che il Rettore si agiti tanto dando alle agenzie una replica che pare una gag del compianto Troisi…”
Di fronte a queste affermazioni e al linguaggio che le accompagna, la Società italiana di Pedagogia Generale e Sociale (SIPeGeS) non può esimersi dal replicare, ribadendo che tutta la ricerca è libera, sia quella teorica sia quella empirica. Per la maggiore delicatezza di quest’ultima, i progetti di ricerca empirica vengono sottoposti alla valutazione del Comitato etico d’Ateneo ed esigono che i contesti e i soggetti coinvolti siano debitamente informati su finalità, obiettivi, contenuti e metodi della ricerca stessa, onde evitare il rischio di manipolazione dei dati e delle risposte. Se è indubbio che l’Università abbia fra i suoi compiti precipui la formazione dei professionisti che a vario titolo (educativo, terapeutico, assistenziale) lavoreranno con soggetti in età evolutiva dalla prima infanzia all’adolescenza, e non quello di intervento diretto su questi ultimi, è altrettanto assodato che i lavori di ricerca sia teorici sia empirici del mondo accademico coinvolgono tutte le età della vita. Se così non fosse, non sarebbero mai sorte le teorie dello sviluppo mentale infantile e adolescenziale, gli studi sull’attaccamento nella relazione madre bambino e sui danni derivanti da esperienze di deprivazione nella prima infanzia; né sarebbero stati messi a punto i modelli pedagogici che hanno favorito la rete di servizi per la prima infanzia ed esperienze di scolarizzazione fra le più avanzate al mondo.
Tutto questo esigerebbe rispetto e l’evitamento di toni squalificanti nei confronti di docenti tutt’altro che “presunti” e “scappati di casa”, ma depositari di expertise e competenze, che esigono anni, quando non decenni, di formazione e le cui iniziative andrebbero studiate e comprese, prima che giudicate. Il proprium della ricerca è innalzare l’asticella della conoscenza, richiamando l’attenzione su fenomeni e problemi non ancora radicati nel senso comune: farlo può essere disorientante per il ricercatore stesso, ogniqualvolta sia chiamato a confrontarsi con evidenze che smentiscono sue precedenti convinzioni; rifiutarsi di farlo equivarrebbe a disinnescare la mission scientifica dell’Università, consegnandola al terreno della mera ideologia.
La SIPeGeS pertanto, nelle persone del suo Presidente e del Direttivo tutto, esprime piena solidarietà al Magnifico Rettore e collega di Roma Tre, prof. Massimiliano Fiorucci.
Il Presidente
Prof. Maurizio Fabbri
Per adesione
Il Presidente SIPED
Prof. Pierluigi Malavasi
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